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TERRA GUERRA MAGIA

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Descrizione

Non sempre ci rendiamo conto di quanto la nostra civiltà e il nostro stesso modo di pensare affondino le radici in epoche remote, che solo l’impegno degli archeologi o la pazienza dei linguisti ci consentono di ricostruire. Eppure gran parte dell’identità europea è stata condizionata, nella sua evoluzione, da idee, concezioni e miti costruiti nella protostoria.

Proprio a una fra le idee guida della protostoria, quella, mitologica e sociale insieme, del “trifunzionalismo” indoeuropeo, Giacomo Scalfari dedica questo saggio.

Secondo la concezione trifunzionale degli indoeuropei, ricostruita da George Dumézil a partire dagli anni trenta, esistevano tre gruppi di divinità, che presiedevano alle funzioni principali della vita collettiva, la sfera del sacro, la guerra, la fecondità; e a questi gruppi di dèi corrispondevano in terra tre classi sociali: i sacerdoti, i guerrieri e gli agricoltori.

Ai fondamentali lavori di Dumézil, si rifà Giacomo Scalfari, ma con una prospettiva tutta particolare, perché nella sua ricerca percorre l’evoluzione di questo motivo della società trifunzionale per lunghissimo arco di tempo, forse quattro millenni, dalle remote origini fino al tardo Medio Evo.

E ne pone la nascita nell’epoca stessa in cui i popoli indoeuropei si affermarono in gran parte del continente, sovrapponendosi alle pacifiche e sviluppate civiltà agricole della “Old Europe” ipotizzata da Marija Gimbutas.

E qui Scalfari offre una interpretazione suggestiva: quella antichissima invasione (se di invasione si può propriamente parlare) avrebbe lasciato una traccia  in uno dei miti fondatori degli indo europei, quello della prima guerra del mondo, il conflitto tra le divinità delle prime due funzioni e quelle della terza (gli Asi e i Vani dell’Edda), la battaglia archetipica che vede i forti sconfiggere i ricchi, per poi integrarli in un mondo rappacificato, esattamente come i pastori indoeuropei, patriarcali e guerrieri, avrebbero assorbito le ricche società, matrilineari e sedentarie, dell’Europa arcaica.

L’idea della società tripartita, comune a molti popoli protostorici, si conservò meglio e più a lungo nel mondo celtico, soprattutto in quello insulare, riflettendosi in una intricata mitologia, che conosciamo grazie ai racconti trascritti dai monaci irlandesi del Medio Evo.

In queste tradizioni dei Celti, su cui a lungo si sofferma Scalfari, sopravvivono numerosi motivi arcaici, da quello della regalità sacra e della funzione taumaturgica del sovrano, alle credenze fantastiche legate al rapporto tra i vivi e il mondo dei morti.

Colpisce anche il fatto che l’antica ideologia indoeuropea non scompaia con la diffusione del Cristianesimo, ma anzi si ripresenti in nuove forme, a partire dalla X-XI secolo, in paesi, come la Francia e l’Inghilterra, in cui ancora forti erano le radici celtiche.

Dapprima sono teologi e trattatisti che teorizzano la divisione della società in tre ordini: gli oratores (quelli che pregano, cioè i chierici), i pugnatores o bellattores (i guerrieri), e gli agricultores, che coltivano la terra.

In molti personaggi della epopea arturiana, elaborata verso la fine del XII secolo, troviamo caratteristiche arcaiche, in contrasto con gli ideali cavallereschi del tempo; e arcaico è il racconto sulla ricerca del Graal, in cui si riconosce un tema della mitologia celtica: quello degli oggetti magici, dei talismani il cui possesso era una essenziale prerogativa dei re.

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