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LETTERA A UNA NAZIONE CRISTIANA

9.03

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Descrizione

“Da quando è stato pubblicato il mio primo libro, La fine della fede, migliaia di persone mi hanno scritto per dirmi che faccio male a non credere in Dio. I messaggi più ostili in assoluto mi sono giunti da fedeli cristiani. È una cosa ironica visto che, in generale, i cristiani pensano che nessuna fede meglio della loro trasmetta le virtù dell’amore e del perdono.
La verità è che molti di coloro che sostengono di essere stati “trasformati” dall’amore di Cristo sono profondamente – se non spaventosamente – intolleranti nei confronti delle critiche. Pur ammettendo che ciò si possa ascrivere alla natura umana, è chiaro che quest’odio trova una buona dose di giustificazione nella Bibbia. Come faccio a saperlo? I più infervorati tra i miei corrispondenti non fanno altro che citare capitoli e versetti”.

Inizia così l’ultimo libro di Sam Harris il quale, dopo il grande successo del suo primo libro La Fine della Fede, torna ad occuparsi di religione e ateismo con un libro agile ma poderoso. Si tratta di una “semplice” lettera destinata a un lettore cristiano che si è però tramutata in un successo editoriale tradotto in 9 paesi e ai primi posti della classifica del New York Times per trenta settimane.

Se nel suo primo libro Harris si era occupato di decostruire i dogmi dei tre principali credo monoteistici – cristianesimo, ebraismo e islam – qui si concentra sulle credenze religiose cristiane, partendo dalle posizioni integraliste di coloro i quali interpretano la Bibbia in maniera letterale sino a coloro che si professano tolleranti e moderati ma che in realtà non fanno altro che gettarsi nell’irrazionalismo religioso.

Come frecce ben scoccate, le sferzate (mai emotive, ma assolutamente razionali) di Harris non risparmiano niente e nessuno e passano in rassegna tutti i punti nodali della predicazione cristiana: l’autorevolezza della Bibbia in quanto parola di Dio, i valori che il cristianesimo si attribuisce ma che in realtà appartengono a culture e religioni assai più antiche, la cieca lotta contro la ricerca sulle cellule staminali, l’ingerenza della religione nei più ampi campi della politica e della società, l’astinenza predicata ai giovani, la condanna delle unioni di fatto od omosessuali.

Sam Harris contesta l’idea che la morale si fondi sulla religione, perché i cosiddetti testi sacri contengono troppe contraddizioni perché li si possa prendere sul serio. “Le questioni morali riguardano la felicità e la sofferenza. Ecco perché né io né te abbiamo obblighi morali nei confronti delle rocce. Solo nel momento in cui le nostre azioni possono avere effetti positivi o negativi su altre creature ci troviamo di fronte a questioni morali”. Al contrario, nei secoli i credenti hanno tratto dai testi reputati sacri alcuni principi e non altri, senza motivazioni razionali e soprattutto senza considerare gli effetti, spesso negativi, che avrebbero riportato sulla vita e sulla realtà delle persone.

Gli esempi sono innumerevoli, ma quelli più palesi si inseriscono all’interno della “morale sessuale”, in cui gli insegnamenti della religione spesso vanno non solo contro ogni buonsenso, ma hanno anche conseguenze perniciose sulla salute delle persone. Harris porta l’esempio del vaccino contro il papillomavirus umano (HPV) che attualmente è la malattia a trasmissione sessuale più diffusa negli Stati Uniti. Questo virus infetta oltre metà della popolazione americana e provoca ogni anno la morte di quasi 5.000 donne per cancro della cervice. Al giorno d’oggi esiste un vaccino per l’HPV, che sembra sicuro quanto efficace. Eppure, i cristiani conservatori americani si sono opposti al programma di vaccinazione sostenendo che l’HPV costituisce un valido deterrente contro i rapporti sessuali prematrimoniali. Lo stesso vale per il rifiuto di finanziare la ricerca sulle cellule staminali. Al riguardo Harris commenta, con amaro sarcasmo: “Un embrione umano di tre giorni, detto blastocita, è formato da 150 cellule. Tanto per fare un paragone, il cervello di una mosca è composto da oltre 100.000 cellule. Se sei preoccupato per la sofferenza che c’è nell’Universo, uccidere una mosca dovrebbe rappresentare per te un problema morale più grave che uccidere un blastocita umano. Forse pensi che la differenza cruciale tra una mosca e un blastocita umano risieda nel fatto che quest’ultimo ha le potenzialità per diventare un essere umano pienamente sviluppato. Ebbene, secondo quanto si è scoperto grazie ai recenti progressi compiuti dall’ingegneria genetica, quasi ogni cellula del tuo corpo costituisce potenzialmente un essere umano. Quindi, ogni volta che ti gratti il naso, ti macchi dell’Olocausto di potenziali esseri umani. È un dato di fatto: la disquisizione sul potenziale delle cellule non porta assolutamente da nessuna parte”.

Un corsivo pungente e di stretta attualità. Così come sostiene Harris, attualmente la religione sta mostrando la sua pericolosa penetrazione politica e sociale sia in Italia, dove si discute di moratoria sull’aborto e sull’ingerenza della fede rispetto alla scienza, sia nel resto del mondo dove la religione sta creando comunità morali separate, generando continui conflitti.

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