Quando trattare contro la nottua del mais? Ecco l’errore comune

Uno degli aspetti più cruciali nella gestione della nottua del mais riguarda la tempistica dei trattamenti, spesso sottovalutata o fraintesa, portando così alla perdita di efficacia nell’azione fitosanitaria contro questo parassita. Le larve della nottua, infatti, conducono una vita prevalentemente notturna e sono particolarmente dannose nei primi stadi della loro crescita, quando iniziano a nutrirsi delle giovani piantine di mais, spesso con effetti devastanti sulla struttura della coltura stessa.

Biologia e Ciclo della Nottua

La nottua del mais (Agrotis spp.) è un lepidottero le cui larve si sviluppano a spese dei giovani tessuti vegetali del mais, con conseguente rischio di crollo delle piantine e cali produttivi. I cicli di sviluppo possono essere due o più all’anno, con la prima generazione che emerge da aprile e la seconda tra giugno e luglio, mentre condizioni climatiche favorevoli possono permettere l’insorgenza anche di una terza o quarta generazione, seppur raramente. Le larve si muovono nel terreno umido, e le primavere piovose favoriscono l’ovideposizione da parte degli adulti, aumentando il rischio di infestazione.

L’attività notturna delle larve rappresenta uno dei principali ostacoli alla lotta chimica, poiché queste si nascondono durante il giorno e diventano attive solo al calare del sole. Inoltre, la soglia d’intervento raccomandata, secondo fonti ufficiali, viene superata quando almeno il 5% delle piante presenti in campo evidenziano segni di attacco larvale, come tagli netti alle giovani piantine o erosioni visibili sulle foglie.

Tempistica dei Trattamenti e Errore Comune

Il principale errore commesso da molti agricoltori è quello di effettuare i trattamenti insetticidi in modo prematuro o ritardato, perdendo così l’efficacia massima degli stessi. È fondamentale capire che:

  • I trattamenti devono essere eseguiti solo al superamento della soglia del 5% di piante attaccate e mai in modo indiscriminato prima di averne accertato la necessità.
  • L’intervento chimico è più efficace se eseguito dal tramonto, sfruttando l’uscita delle larve per alimentarsi e aumentando la probabilità di colpirle direttamente.
  • L’uso di insetticidi sulla semente o il trattamento del terreno in fase di semina si è rivelato poco efficace, poiché la fase dannosa delle larve si manifesta troppo tempo dopo la distribuzione del principio attivo, ormai degradato o inefficace.
  • Se l’attacco avviene dopo l’ottava foglia fenologica del mais (BBCH 18), la dannosità risulta minima, dato che le larve tendono a nutrirsi di una sola pianta e questa è ormai abbastanza robusta da sopportare il danno; in questi casi il trattamento non è più giustificato.

Spesso si assiste a trattamenti anticipati, che non colpiscono le larve nei momenti di massima suscettibilità, con conseguenti sprechi economici e ambientali.

Monitoraggio e Interventi Mirati

L’implementazione delle pratiche di monitoraggio è fondamentale per valutare con precisione lo stadio della popolazione larvale e decidere l’eventuale necessità dell’intervento. Tale monitoraggio si concretizza tramite:

  • Ispezioni visive diurne alla base delle piante, cercando segni di erosione o piantine tagliate.
  • Trappole a feromoni o trappole luminose per monitorare la presenza degli adulti nei pressi dei campi e stimare i periodi di ovideposizione.

La massima efficacia dei trattamenti è garantita quando le larve sono ancora nei primi stadi di sviluppo, ovvero appena emerse dalle uova, e in particolare nelle prime fasi post-semina, preferibilmente durante la rincalzatura del mais. In questo momento, le larve sono più vulnerabili e l’efficacia dei principi attivi autorizzati risulta ottimale.

Strategie Integrate di Difesa

Oltre all’impiego degli insetticidi, la gestione efficace della nottua del mais prevede una serie di pratiche agronomiche:

  • Mantenimento della pulizia dei terreni incolti e rimozione delle infestanti ai bordi campo, riducendo i siti di sopravvivenza delle larve e delle uova.
  • Evitare una lavorazione ridotta del terreno, in quanto questa favorisce l’insediamento del parassita e la sopravvivenza delle larve nel suolo durante l’inverno.
  • Ricorso a rotazioni colturali per spezzare il ciclo biologico del parassita.
  • Utilizzo, dove possibile, di tecniche di semina che rendano meno attrattivo il campo per la deposizione delle uova.

L’obiettivo, nella difesa del mais, non è l’eradicazione totale del parassita, ma il mantenimento della popolazione sotto la soglia di danno, limitando così sia le perdite produttive sia l’esposizione a residui chimici inutili.

Rischi Collegati a Trattamenti Errati

Un errore diffuso, spesso legato alla mancanza di monitoraggio o a informazioni errate sulle tempistiche, è quello di trattare quando:

  • Le larve hanno già superato i primi stadi di sviluppo e sono dunque meno sensibili agli insetticidi.
  • La popolazione è al di sotto della soglia economica di intervento, causando inutili trattamenti che aumentano i costi senza portare benefici concreti.
  • Il mais ha oltrepassato lo stadio dell’ottava foglia, dove i danni larvali sono generalmente trascurabili.

Trattare troppo presto o troppo tardi non solo non riduce i danni, ma può favorire lo sviluppo di forme resistenti e portare all’aumento di residui chimici non necessari all’interno della filiera agricola.

In anni particolarmente favorevoli agli attacchi fungini (micotossine come fumonisina e deossinivalenolo), il controllo sulle nottue e altri lepidotteri è fondamentale poiché le erosioni sulle piante creano varchi d’accesso alle infezioni fungine, compromettendo la salubrità della granella destinata sia al consumo umano, sia a quello animale.

In sintesi, il momento giusto per il trattamento contro la nottua del mais coincide con:

  • Superamento della soglia del 5% di piante colpite;
  • Presenza di larve giovani e attive dopo il tramonto;
  • Condizioni di rischio (terreni umidi, primavera piovosa, scarsa lavorazione del suolo);
  • Mai oltre l’ottava foglia del mais, dove il danno non giustifica più l’intervento.

Seguendo questi principi, si evitano trattamenti inutili, si ottimizza l’impiego di mezzi tecnici e si contribuisce a una coltura di mais più sana, produttiva e sostenibile.

Lascia un commento