Il segreto chimico che rende la candeggina un potente disinfettante: ecco perché funziona sempre

Il principale protagonista dell’efficacia della candeggina come disinfettante è la sua composizione chimica a base di ipoclorito di sodio (NaOCl). Questa sostanza, nota per il suo forte potere ossidante, è alla base sia delle sue proprietà sbiancanti sia della capacità di eliminare una vasta gamma di microrganismi indesiderati, come batteri, virus, funghi e spore. Utilizzata sia in ambito domestico che professionale, la candeggina trova impiego nella pulizia di superfici, nella disinfezione di ambienti e nel trattamento di tessuti, grazie a una sinergia di reazioni chimiche che la rendono uno degli strumenti più affidabili per garantire igiene e sicurezza.

Composizione chimica e proprietà dell’ipoclorito di sodio

La candeggina commerciale è una soluzione acquosa la cui concentrazione tipica di ipoclorito di sodio si aggira attorno al 5%. Al suo interno sono presenti, oltre alla sostanza attiva, stabilizzanti come carbonato di sodio o solfato di sodio per migliorarne la conservabilità e regolare il pH. Il colore giallo paglierino, così come l’odore acre e penetrante, sono caratteristiche peculiari dovute proprio a questo composto. La presenza di cloro gassoso disciolto in idrossido di sodio conferisce alla candeggina il suo carattere fortemente basico e reattivo, che la rende inadatta a essere commercializzata pura: viene infatti diluita per garantire un uso sicuro e gestibile in diversi contesti.

Questa soluzione, talvolta denominata anche varechina o con denominazioni commerciali come amuchina, possiede una natura chimica particolare. In ambiente acquoso, NaOCl si dissocia liberando il vero protagonista dell’azione disinfettante: l’acido ipocloroso (HOCl). Quest’ultimo rappresenta la forma più attiva del cosiddetto “cloro disponibile”, essenziale nel processo di distruzione dei microrganismi.

Il meccanismo molecolare dell’azione disinfettante

L’efficacia della candeggina deriva dalla concatenazione di reazioni che portano alla formazione di acido ipocloroso sul luogo di applicazione. Quando viene a contatto con l’acqua o con materiali organici, l’ipoclorito di sodio subisce una reazione che lo trasforma in acido ipocloroso, secondo la seguente equazione:

NaOCl + H2O → NaOH + HOCl

L’acido ipocloroso così formato possiede una struttura molecolare molto piccola, priva di carica elettrica e simile a quella della molecola dell’acqua. Questa caratteristica gli consente di attraversare facilmente le membrane cellulari dei microrganismi, penetrando al loro interno. Una volta entrato nella cellula, HOCl esercita un’azione diretta:

  • Ossidazione delle proteine: denatura le proteine fondamentali al funzionamento cellulare, inattivando enzimi e strutture vitali.
  • Disgregazione dei lipidi: danneggia le membrane fosfolipidiche, portando a perdita d’integrità e morte cellulare.
  • Alterazione del materiale genetico: provoca danni irreparabili a DNA e RNA microbici, impedendo loro di replicarsi.
  • Questo processo porta alla rapida inattivazione di batteri, virus, spore e funghi, neutralizzandoli in tempi molto brevi e impedendo il rischio di reinfezione o proliferazione.

    Fattori che influenzano l’efficacia della disinfezione

    Nonostante la candeggina sia in grado di eliminare fino al 99% dei batteri in condizioni ideali, la reale efficacia dipende da vari fattori ambientali e dall’uso corretto del prodotto:

  • Concentrazione del principio attivo: Una soluzione troppo diluita potrebbe risultare inefficace; al contrario, concentrazioni troppo elevate possono essere pericolose per l’uomo e per l’ambiente.
  • Tempo di contatto: L’acido ipocloroso necessita di alcuni minuti per esercitare appieno la sua azione disinfettante; un tempo di esposizione troppo breve può compromettere il risultato.
  • Presenza di materiale organico: Sporco, grasso e altre sostanze possono proteggere i microrganismi dall’azione del disinfettante; è importante rimuovere lo sporco più grossolano prima di applicare la candeggina.
  • Stabilità della soluzione: La candeggina tende a degradarsi nel tempo e sotto esposizione alla luce e al calore; per questo motivo è consigliabile conservarla in recipienti opachi e in ambienti freschi.
  • Il rispetto di queste condizioni consente di sfruttare appieno la potenza disinfettante e di minimizzare i rischi per la salute e per l’ambiente.

    Sicurezza, precauzioni e limiti nell’utilizzo

    La candeggina, nonostante la sua vasta diffusione e l’indubbia efficacia, deve essere utilizzata con attenzione. I principali rischi derivano dalle sue proprietà corrosive e dalla reattività con altre sostanze chimiche. L’uso improprio può avere effetti dannosi sia per le superfici, che possono scolorirsi o degradarsi, sia per l’utente, che può subire irritazioni cutanee, oculari o delle vie respiratorie.

    È importante evitare di mescolare la candeggina con altri prodotti chimici, in particolare con acidi e ammoniaca, poiché la reazione può rilasciare vapori tossici, come il cloro gassoso, estremamente nocivo se inalato.

    Per un uso sicuro si raccomanda di:

  • Indossare guanti e, se necessario, protezioni per occhi e naso.
  • Assicurare una buona ventilazione degli ambienti durante l’applicazione.
  • Diluire correttamente il prodotto secondo le indicazioni riportate sull’etichetta.
  • Non utilizzare su superfici delicate o su tessuti colorati che potrebbero scolorire.
  • Sebbene sia un potente alleato contro le infezioni, la candeggina non è sempre la scelta giusta in ogni circostanza. L’esposizione prolungata o eccessiva può danneggiare l’ambiente: la sua degradazione rilascia composti di cloro che, in grandi quantità, possono risultare inquinanti.

    Il valore scientifico e storico della candeggina nella disinfezione

    Il contributo dell’ipoclorito di sodio alla sanificazione moderna non è solo un fenomeno recente: il suo impiego risale a più di 200 anni fa, con la “acqua di Labarraque”, una soluzione al 5% utilizzata per disinfettare ambienti ospedalieri e come strumento essenziale nella prevenzione delle epidemie. Ancora oggi, la sua azione rapida ed efficiente lo rende uno dei disinfettanti più utilizzati e studiati, nonostante il progresso di alternative chimiche e tecnologiche.

    Per approfondire le basi chimiche e le applicazioni dell’ipoclorito di sodio, si possono esaminare i numerosi studi scientifici che ne hanno confermato la sicurezza e l’efficacia, sempre rispettando rigorosamente le indicazioni d’uso.

    Grazie alla sua capacità di distruggere le strutture vitali dei microrganismi senza lasciare residui tossici persistenti (dopo il risciacquo e una corretta aerazione), la candeggina si è guadagnata un posto fondamentale tra i presidi di igiene e prevenzione. La sua efficacia, regolata dalle leggi della chimica e validata dalla lunga esperienza d’uso, è il vero “segreto” che le consente di funzionare sempre, purché venga impiegata in modo appropriato e consapevole.

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