Molte persone si chiedono perché, dopo aver indossato una fragranza per un po’ di tempo, smettono letteralmente di percepirla, mentre chi è vicino continua a sentirla chiaramente. Questo fenomeno non dipende da una misteriosa “immunità” biologica, bensì da un meccanismo fisiologico ben preciso: l’abitudine olfattiva, nota anche come “adattamento olfattivo” o “cecità nasale”.
Il fenomeno dell’adattamento olfattivo
Quando esponiamo il nostro sistema olfattivo a uno stesso odore in modo continuo, i recettori olfattivi situati nella mucosa nasale riducono progressivamente la loro risposta allo stimolo. In altre parole, il sistema nervoso centrale considera quell’odore come un elemento costante e non più rilevante per l’ambiente: di conseguenza, lo “filtra”, permettendo di concentrare l’attenzione su nuovi odori, potenzialmente più importanti per la sopravvivenza o il benessere. Questo processo, detto anche “affaticamento olfattivo”, risponde alla necessità fisiologica di non sovraccaricare il cervello di informazioni ridondanti.
Perché percepiamo l’odore degli altri ma non il nostro?
Proprio perché il nostro cervello si abitua rapidamente agli odori che ci accompagnano costantemente, come il nostro profumo o il nostro odore corporeo naturale, questi stimoli tendono a essere “ignorati” dal sistema olfattivo. Non si tratta, quindi, di immunità biologica, ma di una forma di adattamento sensoriale che riguarda tutti gli odori a cui ci si espone per lunghi periodi. È la stessa ragione per cui smettiamo di avvertire il profumo della nostra casa o degli abiti dopo pochi minuti, pur rimanendo tali fragranze percepibili dagli altri.
Questo fenomeno è noto nella letteratura scientifica e in ambito neurobiologico: l’adattamento sensoriale è infatti un meccanismo generico che coinvolge anche altri sensi, come la vista (pensiamo alla rapidità con cui ci abituiamo a un ambiente buio o luminoso) e l’udito (ci si “dimentica” dei rumori di fondo dopo un po’). Nel caso dell’olfatto, il cervello riduce la propria attenzione agli odori familiari per essere più efficiente nell’individuare odori nuovi, inattesi o potenzialmente pericolosi, come il fumo o una perdita di gas.
Il ruolo delle abitudini e dei cambiamenti fisiologici
Inoltre, la capacità o meno di percepire la propria fragranza può variare anche a seconda di fattori stagionali, ormonali o legati allo stato di salute. Secondo alcuni esperti, durante periodi di stress o cambiamenti ormonali, come la pubertà o la gravidanza, la percezione olfattiva può subire delle oscillazioni che fanno sembrare la fragranza usata “diversa” dal solito. Allo stesso modo, alte temperature favoriscono una più rapida evaporazione delle componenti volatili dei profumi, rendendo il loro odore meno persistente sulla pelle.
La regola dell’abitudine incide anche sulle preferenze personali: chi usa sempre la stessa fragranza rischia di non percepirla più, erroneamente credendo che “non funzioni” e, magari, eccedendo nelle quantità applicate. Ma chi sta intorno, non ancora abituato, la percepisce spesso in maniera intensa. Da qui il consiglio, valido soprattutto nel settore della profumeria artistica, di alternare di frequente le proprie fragranze per mantenere “allenato” il naso e ridurre il rischio di sovradosaggio.
Il profumo naturale: effetti olfattivi e psicologici
L’utilizzo di profumi di origine naturale, che sfruttano oli essenziali e materie prime vegetali invece di composti chimici sintetici, apporta benefici interessanti su corpo e mente. Indossare una fragranza naturale può contribuire al benessere psicofisico ed essere utilizzato in aromaterapia per stimolare concentrazione, rilassare o riequilibrare le energie sottili. Tuttavia, anche i profumi naturali non sfuggono al processo di abitudine olfattiva: la loro profumazione tenderà, anch’essa, a svanire agli occhi (anzi, al naso) di chi la indossa, mentre resterà ben percepibile dagli altri.
Da un punto di vista olistico, le fragranze naturali possono essere scelte in base all’effetto desiderato su chakra ed energie interne: ad esempio, essenze di sandalo, patchouli o vetiver vengono associate all’equilibrio del “primo chakra”. Ma neppure il più pregiato e persistente degli oli essenziali resiste alla selettività del nostro sistema olfattivo, che dopo breve tempo seleziona e filtra la percezione, spingendo a non sentire più un odore divenuto familiare.
Come allenare l’olfatto e contrastare la cecità nasale
Chi desidera percepire più a lungo la propria fragranza, può adottare piccoli accorgimenti per gestire l’abitudine nasale:
In ogni caso, è rassicurante ricordare che l’auto-abitudine olfattiva è una funzione fondamentale che protegge il cervello dal sovraccarico sensoriale, aiutando a individuare rapidamente segnali nuovi e potenzialmente utili, ben prima che diventino un pericolo reale. Per questo motivo, se non percepisci il profumo che tutti ti riconoscono, non è un’anomalia, né tantomeno una vera immunità, ma una sofisticata strategia evolutiva che mette l’accento sui cambiamenti, piuttosto che sulla normalità.