Il conto corrente cointestato rappresenta una soluzione molto diffusa tra coniugi, conviventi, soci, genitori e figli, perché consente a ciascuno dei cointestatari di operare liberamente sulle somme presenti. Tuttavia, questa libertà operativa cela dei rischi legali e fiscali rilevanti, specie qualora uno dei titolari decida di spostare denaro senza il consenso dell’altro. Queste situazioni possono generare gravi conseguenze: dalla responsabilità penale per appropriazione indebita, ai problemi con il fisco, fino ai contenziosi civili tra ex partner, familiari o eredi.
Funzionamento del conto cointestato e proprietà delle somme
In linea generale, il conto cointestato permette a due o più soggetti di avere entrambi la possibilità di compiere tutte le operazioni bancarie, come prelievi, bonifici o il trasferimento di fondi su altri conti personali o di terzi. La particolarità di questa tipologia di rapporto bancario è basata, salvo diversa pattuizione, sulla presunzione di comproprietà: si presume che le somme depositate siano di proprietà di tutti i cointestatari in parti uguali, anche se in realtà il denaro potrebbe provenire prevalentemente da uno solo di essi.
Tuttavia, la possibilità di agire in autonomia non legittima comportamenti che superano la propria quota ideale di spettanza. Ogni titolare può agire solo per la parte di cui è realmente proprietario, e gli atti eccedenti configurano responsabilità sia verso la banca che, soprattutto, nei confronti dell’altro co-titolare.
Le conseguenze giuridiche degli spostamenti senza consenso
Quando un cointestatario decide di spostare denaro dal conto cointestato su un proprio conto personale o su quello di un terzo, in assenza di autorizzazione esplicita dell’altro, si entra in una zona di rischio legale articolata:
- Appropriazione indebita: se uno dei cointestatari trasferisce somme superiori rispetto alla propria quota — ad esempio, svuotando il conto o prelevando oltre il 50% in un rapporto a due pari quota — commette il reato di appropriazione indebita secondo l’art. 646 del Codice Penale, qualora non vi sia il consenso o una giustificazione documentata da parte dell’altro titolare. In queste circostanze, il danneggiato può sporgere denuncia e agire in sede civile per la restituzione delle somme inappropriate.
- Onere della prova: chi sostiene che il denaro prelevato apparteneva esclusivamente a lui (ad esempio perché erano somme provenienti dal proprio stipendio) dovrà dimostrarlo, poiché la legge presume la comproprietà. Se questa prova non viene fornita, il trasferimento di tutte le somme potrà essere contestato come illegittimo.
- Irresponsabilità della banca: gli istituti di credito, nella gestione dei conti correnti cointestati, non hanno responsabilità se uno dei cointestatari svuota il conto in assenza di contestazioni preventive, salvo il caso di segnalazioni o pignoramenti formali.
- Contestazioni tra eredi: la situazione si complica ulteriormente in caso di decesso di uno dei cointestatari: trasferire il saldo residuo senza autorizzazione può ingenerare contenziosi tra gli eredi e il superstite, specialmente se vengono prelevate somme che spettano all’asse ereditario.
Rischi fiscali, accertamenti e pignoramenti
Uno degli aspetti più sottovalutati riguarda il profilo fiscale. L’Agenzia delle Entrate presta particolare attenzione ai movimenti anomali e alle operazioni di trasferimento di fondi tra cointestati e conti personali. Se i versamenti o i prelievi non trovano giustificazione nei redditi dichiarati, o se i trasferimenti superano determinati limiti, può scattare un accertamento fiscale. L’amministrazione finanziaria può ritenere il movimento un tentativo di elusione, riciclaggio, o addirittura una donazione non dichiarata, con conseguente applicazione di sanzioni o imposte.
- Il prelievo ingiustificato dal conto cointestato può inoltre attirare l’attenzione del fisco su eventuali violazioni IRPEF, riciclaggio o tentativi di occultare beni pignorabili.
- In caso di mancato pagamento di debiti da parte di uno dei titolari, i creditori possono agire con pignoramento della quota di spettanza, anche se il conto è cointestato con altro soggetto non debitore. Questo vale sia per la firma congiunta che per la firma disgiunta.
- Ulteriori rischi possono sorgere se il trasferimento avviene tra conti intestati a soggetti diversi o su istituti bancari differenti, poiché in questi casi aumenta la probabilità che l’operazione venga qualificata come donazione o trasferimento atipico, potenzialmente soggetto a imposte specifiche o indagini patrimoniali.
Prevenzione, tutela e gestione corretta
Per evitare di incorrere in queste rischiose conseguenze, è fondamentale agire secondo alcune regole di prudenza e trasparenza:
- Comunicazione: ogni operazione, in particolare i trasferimenti consistenti, deve essere concordata e tracciata tra i cointestatari tramite comunicazioni scritte o mail, così da poter dimostrare l’eventuale consenso in caso di contestazioni.
- Estratti conto: monitorare regolarmente i movimenti e conservare la documentazione bancaria è utile non solo a fini fiscali, ma anche in vista di eventuali azioni legali o dispute patrimoniali.
- Clausole chiare: scegliere la modalità di firma (congiunta o disgiunta) più indicata alle proprie esigenze ed eventualmente richiedere alla banca di inserire clausole particolari che limitino i prelievi oltre determinati importi senza l’autorizzazione esplicita dell’altro cointestatario.
- In caso di sospetti: se si teme che l’altro titolare possa decidere di agire in modo scorretto, è consigliabile chiedere la sospensione della firma disgiunta o lo scioglimento anticipato dell’accordo di cointestazione presso la banca.
- Ascolto di un esperto: nei casi dubbi, rivolgersi preventivamente a un consulente legale o a un commercialista può prevenire sia l’insorgere di contenziosi sia l’apertura di accertamenti fiscali.
In definitiva, spostare i soldi da un conto cointestato senza l’autorizzazione dell’altro titolare, pur essendo formalmente possibile nelle condizioni di firma disgiunta, comporta rischi penali, civili e fiscali estremamente seri. L’approccio responsabile e trasparente e la conoscenza aggiornata delle norme rappresentano gli unici strumenti di tutela contro azioni giudiziarie e accertamenti da parte delle autorità competenti. Non bisogna mai dimenticare che, dietro la comune disponibilità delle somme in un conto cointestato, resta fondamentale il rispetto della quota di competenza di ciascun titolare e della volontà — espressa o tacita — dell’altro cointestatario.